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 Da Bergamo

04 Marzo, 2005
Bergamo.Le associazioni contro la modifica della legge sul Volontariato
Il Governo Italiano propone di cambiare la legge sul volontariato con due percorsi separati ed utilizzando un atto unilaterale come il Decreto Legge

Le associazioni contro la modifica della legge sul Volontariato

Inviato da Redazione su 9/4/2005 14:50:00 ( Trizio Web )

Il Governo Italiano propone di cambiare la legge sul volontariato con due percorsi separati ed utilizzando un atto unilaterale come il Decreto Legge sullo sviluppo dell’economia e sulla competitività, prevedendo anche l’utilizzo del voto di fiducia. Metodo e contesto non possono essere accettati dal Volontariato, per sua natura e caratteristiche, per il suo essere, come ha affermato la Corte Costituzionale, "la più diretta realizzazione del principio di solidarietà sociale, per il quale la persona è chiamata ad agire non per calcolo utilitaristico o per imposizione di un’autorità ma per libera e spontanea espressione della profonda socialità che caratterizza la persona stessa. Si tratta di un principio che […] è posto dalla Costituzione tra i valori fondanti dell’ordinamento giuridico, tanto da essere solennemente riconosciuto e garantito, insieme ai diritti inviolabili dell’uomo, dall’art. 2 della Carta costituzionale come base della convivenza sociale".

Il volontariato italiano con l’autoconvocazione di Roma del 20 aprile 2002 ha riaffermato la validità generale della legge 266/91 apportando alcuni adeguamenti proposti, necessari dopo 14 anni dalla sua promulgazione, motivati dagli sviluppi, dalle esperienze, e dalla nuova realtà, non un suo stravolgimento. Tali proposte sono state fatte proprie e sostenute dal Gruppo di lavoro sulla riforma della legge 266/91 della III Conferenza nazionale del volontariato di Arezzo del 2002 che ha redatto uno specifico e preciso documento.

Il Governo nel 2003, tramite il Sottosegretario Senatrice Sestini, dichiarò l’intenzione di modificare, anche in disaccordo con numerose organizzazioni di volontariato presenti nell’Osservatorio Nazionale l’articolo 15, spostando la gestione di parte degli accantonamenti dai centri di servizio ai comitati di gestione. Il Sottosegretario Sestini assicurò comunque l’Osservatorio Nazionale nel novembre 2003 che il disegno di legge complessivo, contenente tale modifica, sarebbe stato aperto al confronto e al contributo del Parlamento. Oggi con lo strumento del decreto legge e del voto di fiducia si vuole imporre una modifica senza dibattito che sottrae alla titolarità del volontariato attraverso i CSV la gestione del 50% degli accantonamenti di cui all’art. 15 della legge 266/91. La restante parte è affidata ai Comitati di Gestione, i cui componenti sono a maggioranza delle fondazioni di origine bancaria, per finanziare i programmi di attività delle organizzazioni di volontariato e per sostenere progetti di servizio civile volontario, oltre che per sostenere l’attività stessa dei Comitati di Gestione (che attualmente usano quote fino al 10% dei fondi).

Chiediamo, riprendendo quanto allora affermato, un percorso parlamentare, partecipato e unitario per la riforma della legge. Un percorso che possa coinvolgere il volontariato e tutti suoi interlocutori come il terzo settore, le istituzioni, le fondazioni di origine bancaria, il mondo del profit, le forze politiche.

Chiediamo con determinazione che l’art. 17 del disegno di legge sulla competitività e sviluppo economico che riguarda una sola parte della legge 266/91 (Centri di Servizio) sia reinserito nel disegno di legge su tutta la riforma della legge sul volontariato, approvato dal Governo il 18 marzo 2005, come figurava nella proposta discussa nel novembre 2003 pubblicamente e nell’Osservatorio Nazionale del Volontariato. I Centri di servizio per il volontariato sono nati dalla legge sul volontariato, sono gestiti e governati da più di 5.000 organizzazioni di volontariato, sostengono il volontariato italiano. La loro riforma deve rimanere nella legge sul volontariato, non li si separi dal volontariato per altri interessi. E’ questa la nostra principale e prima richiesta.

Intendiamo il volontariato come soggetto che interpreta l’autonoma iniziativa dei cittadini per l’interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà, riconosciuta dalla Costituzione nell’art. 118 ed espressione dell’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà indicato nell’art. 2 della Costituzione. L’autonomia nella corresponsabilità deve guidare la riforma della legge 266/91. L’autonomia del volontariato è presupposto indispensabile per sussidiarietà e solidarietà, chiediamo quindi che:

· nell’art. 1 della L. 266/91 si cancelli il vincolo sulle finalità che le riconduce a quelle individuate dalle istituzioni, semmai sostituito da quello dell’interesse generale e dai doveri di solidarietà;

· nell’art. 1 si introduca un comma che espliciti il diritto delle organizzazioni di volontariato a partecipare ai processi di programmazione delle politiche delle istituzioni inerenti gli ambiti di attività del volontariato in virtù del principio di sussidiarietà e di responsabilità sociale;

· si riconoscano coordinamenti, federazioni e organizzazioni di volontariato nazionali anche con strumenti concreti quali il registro nazionale;

· le risorse destinate dall’art. 15 al volontariato con i Centri di servizio, continuino a costituire uno strumento per lo sviluppo autonomo del volontariato e quindi di:

· precisare il meccanismo di calcolo dell’1/15° che eviti il dimezzamento introdotto con l’Atto di Indirizzo del Ministero del Tesoro nell’aprile 2001;

· non assegnare una parte rilevante dei fondi ai Comitati di Gestione, dove il volontariato è in minoranza (4 su 15), e ai quali è affidato un ruolo di istituzione e controllo dei CSV e non di indirizzo o di gestione diretta delle azioni di sostegno al volontariato, creando una sovrapposizione tra il ruolo di controllo e quello di azione;

· riconoscere e valorizzare la sperimentazione in atto in diverse regioni dove una parte dei fondi è utilizzata per abbinare ai servizi il sostegno ai progetti delle organizzazioni di volontariato, individuati da percorsi inseriti nell’attività e nella titolarità dei CSV, con accordi di collaborazione con Fondazioni di origine bancaria, Istituzioni e Comitati di Gestione, e attraverso strumenti di garanzia condivisi;

La proposta del Governo vuole utilizzare i fondi già destinati al Volontariato dall’art. 15 della legge 266/91 per sostenere il fondo nazionale del servizio civile volontario realizzato con legge dello Stato. Noi affermiamo che il servizio civile è uno strumento concreto di cittadinanza attiva al quale deve avere accesso il più alto numero di giovani possibile e deve essere finanziato senza sottrarre risorse già gestite per legge dal mondo del volontariato.

L’attuazione della proposta del Governo e dell’Atto di indirizzo del Ministero dell’Economia del 2001 ha un risultato: la chiusura dei Centri di servizio per il volontariato che riceverebbero solamente il 25% delle risorse attuali. Infatti nonostante il pronunciamento di sospensione del TAR del Lazio e del Consiglio di Stato la maggior parte delle fondazioni di origine bancaria sta mettendo a disposizione dei CSV solo la metà delle risorse. L’entrata in vigore del decreto del Governo le dimezzerebbe ulteriormente. Si concluderebbe sostanzialmente un’esperienza che ha portato all’istituzione e allo sviluppo dei CSV, fornendo un contributo rilevante al volontariato italiano.

Tagliare le risorse a sostegno del Volontariato e limitarne l’autonomia significa colpire ulteriormente lo stato sociale e il sistema delle risposte della comunità e della Repubblica ai bisogni dei cittadini.

Centro Servizi Bottega del Volontariato

Inviato da Redazione su 9/4/2005 14:50:00 ( Trizio Web )

Il Governo Italiano propone di cambiare la legge sul volontariato con due percorsi separati ed utilizzando un atto unilaterale come il Decreto Legge sullo sviluppo dell’economia e sulla competitività, prevedendo anche l’utilizzo del voto di fiducia. Metodo e contesto non possono essere accettati dal Volontariato, per sua natura e caratteristiche, per il suo essere, come ha affermato la Corte Costituzionale, "la più diretta realizzazione del principio di solidarietà sociale, per il quale la persona è chiamata ad agire non per calcolo utilitaristico o per imposizione di un’autorità ma per libera e spontanea espressione della profonda socialità che caratterizza la persona stessa. Si tratta di un principio che […] è posto dalla Costituzione tra i valori fondanti dell’ordinamento giuridico, tanto da essere solennemente riconosciuto e garantito, insieme ai diritti inviolabili dell’uomo, dall’art. 2 della Carta costituzionale come base della convivenza sociale".

Il volontariato italiano con l’autoconvocazione di Roma del 20 aprile 2002 ha riaffermato la validità generale della legge 266/91 apportando alcuni adeguamenti proposti, necessari dopo 14 anni dalla sua promulgazione, motivati dagli sviluppi, dalle esperienze, e dalla nuova realtà, non un suo stravolgimento. Tali proposte sono state fatte proprie e sostenute dal Gruppo di lavoro sulla riforma della legge 266/91 della III Conferenza nazionale del volontariato di Arezzo del 2002 che ha redatto uno specifico e preciso documento.

Il Governo nel 2003, tramite il Sottosegretario Senatrice Sestini, dichiarò l’intenzione di modificare, anche in disaccordo con numerose organizzazioni di volontariato presenti nell’Osservatorio Nazionale l’articolo 15, spostando la gestione di parte degli accantonamenti dai centri di servizio ai comitati di gestione. Il Sottosegretario Sestini assicurò comunque l’Osservatorio Nazionale nel novembre 2003 che il disegno di legge complessivo, contenente tale modifica, sarebbe stato aperto al confronto e al contributo del Parlamento. Oggi con lo strumento del decreto legge e del voto di fiducia si vuole imporre una modifica senza dibattito che sottrae alla titolarità del volontariato attraverso i CSV la gestione del 50% degli accantonamenti di cui all’art. 15 della legge 266/91. La restante parte è affidata ai Comitati di Gestione, i cui componenti sono a maggioranza delle fondazioni di origine bancaria, per finanziare i programmi di attività delle organizzazioni di volontariato e per sostenere progetti di servizio civile volontario, oltre che per sostenere l’attività stessa dei Comitati di Gestione (che attualmente usano quote fino al 10% dei fondi).

Chiediamo, riprendendo quanto allora affermato, un percorso parlamentare, partecipato e unitario per la riforma della legge. Un percorso che possa coinvolgere il volontariato e tutti suoi interlocutori come il terzo settore, le istituzioni, le fondazioni di origine bancaria, il mondo del profit, le forze politiche.

Chiediamo con determinazione che l’art. 17 del disegno di legge sulla competitività e sviluppo economico che riguarda una sola parte della legge 266/91 (Centri di Servizio) sia reinserito nel disegno di legge su tutta la riforma della legge sul volontariato, approvato dal Governo il 18 marzo 2005, come figurava nella proposta discussa nel novembre 2003 pubblicamente e nell’Osservatorio Nazionale del Volontariato. I Centri di servizio per il volontariato sono nati dalla legge sul volontariato, sono gestiti e governati da più di 5.000 organizzazioni di volontariato, sostengono il volontariato italiano. La loro riforma deve rimanere nella legge sul volontariato, non li si separi dal volontariato per altri interessi. E’ questa la nostra principale e prima richiesta.

Intendiamo il volontariato come soggetto che interpreta l’autonoma iniziativa dei cittadini per l’interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà, riconosciuta dalla Costituzione nell’art. 118 ed espressione dell’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà indicato nell’art. 2 della Costituzione. L’autonomia nella corresponsabilità deve guidare la riforma della legge 266/91. L’autonomia del volontariato è presupposto indispensabile per sussidiarietà e solidarietà, chiediamo quindi che:

· nell’art. 1 della L. 266/91 si cancelli il vincolo sulle finalità che le riconduce a quelle individuate dalle istituzioni, semmai sostituito da quello dell’interesse generale e dai doveri di solidarietà;

· nell’art. 1 si introduca un comma che espliciti il diritto delle organizzazioni di volontariato a partecipare ai processi di programmazione delle politiche delle istituzioni inerenti gli ambiti di attività del volontariato in virtù del principio di sussidiarietà e di responsabilità sociale;

· si riconoscano coordinamenti, federazioni e organizzazioni di volontariato nazionali anche con strumenti concreti quali il registro nazionale;

· le risorse destinate dall’art. 15 al volontariato con i Centri di servizio, continuino a costituire uno strumento per lo sviluppo autonomo del volontariato e quindi di:

· precisare il meccanismo di calcolo dell’1/15° che eviti il dimezzamento introdotto con l’Atto di Indirizzo del Ministero del Tesoro nell’aprile 2001;

· non assegnare una parte rilevante dei fondi ai Comitati di Gestione, dove il volontariato è in minoranza (4 su 15), e ai quali è affidato un ruolo di istituzione e controllo dei CSV e non di indirizzo o di gestione diretta delle azioni di sostegno al volontariato, creando una sovrapposizione tra il ruolo di controllo e quello di azione;

· riconoscere e valorizzare la sperimentazione in atto in diverse regioni dove una parte dei fondi è utilizzata per abbinare ai servizi il sostegno ai progetti delle organizzazioni di volontariato, individuati da percorsi inseriti nell’attività e nella titolarità dei CSV, con accordi di collaborazione con Fondazioni di origine bancaria, Istituzioni e Comitati di Gestione, e attraverso strumenti di garanzia condivisi;

La proposta del Governo vuole utilizzare i fondi già destinati al Volontariato dall’art. 15 della legge 266/91 per sostenere il fondo nazionale del servizio civile volontario realizzato con legge dello Stato. Noi affermiamo che il servizio civile è uno strumento concreto di cittadinanza attiva al quale deve avere accesso il più alto numero di giovani possibile e deve essere finanziato senza sottrarre risorse già gestite per legge dal mondo del volontariato.

L’attuazione della proposta del Governo e dell’Atto di indirizzo del Ministero dell’Economia del 2001 ha un risultato: la chiusura dei Centri di servizio per il volontariato che riceverebbero solamente il 25% delle risorse attuali. Infatti nonostante il pronunciamento di sospensione del TAR del Lazio e del Consiglio di Stato la maggior parte delle fondazioni di origine bancaria sta mettendo a disposizione dei CSV solo la metà delle risorse. L’entrata in vigore del decreto del Governo le dimezzerebbe ulteriormente. Si concluderebbe sostanzialmente un’esperienza che ha portato all’istituzione e allo sviluppo dei CSV, fornendo un contributo rilevante al volontariato italiano.

Tagliare le risorse a sostegno del Volontariato e limitarne l’autonomia significa colpire ulteriormente lo stato sociale e il sistema delle risposte della comunità e della Repubblica ai bisogni dei cittadini.

Centro Servizi Bottega del Volontariato

 


       


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