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 Lettere a WL

04 Marzo, 2005
La guerra di Franco Guindani
Mi convinco sempre più che la guerra sia connatura alla natura stessa dell’uomo, sia inesorabilmente radicata nel dna dell’umanità fin dagli antichi tempi, fin dalle sue origini.

La guerra di  Franco Guindani

Mi convinco sempre più che la guerra sia connatura alla natura stessa dell’uomo, sia inesorabilmente radicata nel dna dell’umanità fin dagli antichi tempi, fin dalle sue origini.

Come si spiega altrimenti questa brama di azzuffarsi, di uccidersi, di distruggere;

come si spiega che davanti alle immani catastrofi umanitarie sempre meno nascoste, ai milioni di moribondi per fame, per sete, per malattie non impossibili da curare, gli stati scelgano di spendere miliardi, globalmente milioni di miliardi per costruire o acquistare armi sempre più potenti, sempre più adatte ad uccidere e distruggere.

Come si spiega che i commercianti di armi, veri mercanti di morte, continuino impuniti ad arricchirsi sulle miserie del mondo?

Davanti alle catastrofi improvvise, tsumani terremoti alluvioni, l’uomo singolo si commuove, dà il proprio contributo, si raccolgono miliardi da destinare agli aiuti. Sull’onda dell’emozione tanti sono pronti anche a partire per dare una mano ad alleviare la miseria ed il dolore.

Ogni anno decine di iniziative umanitarie raccolgono fondi da destinare alla lotta a questa o a quella terribile malattia, alla costruzione di scuole ospedali villaggi.

Chi non si commuove davanti alla tragedia della morte di un bambino? Eppure davanti alla guerra si sta a discutere chi abbia ragione o torto, ci si accusa di tenere per l’uno o per l’altro dei contendenti, si spacca il capello in quattro per stabilire chi abbia cominciato per primo. Si litiga come fanno i bambini, come quei bambini che muoiono sotto i bombardamenti di bombe “intelligenti” (come si fa a definire intelligente un arnese creato per uccidere e distruggere?), come quei bambini che muoiono a causa delle mine disseminate a migliaia, mine così belle, dall’aspetto così inoffensivo che vengono scambiate per giocattoli ed invece dilaniano feriscono uccidono. Sono proprio una merce  a buon mercato i bambini!

Mi monta una grande rabbia dentro e continuo a chiedermi: perché?

In nome della libertà? Quale libertà? La prima libertà per l’uomo è quella dal bisogno, dalla fame, dalla sete, dall’ignoranza, dalla sopraffazione, dalla disperazione del vedere i propri figli morire per mano di altri uomini.

Quanti uomini e donne si impegnano nell’aiuto agli altri, quotidianamente, capillarmente, silenziosamente. Le Costituzioni delle nazioni parlano di solidarietà, di pace, di uguaglianza, di diritti inalienabili. Quale religione non predica la carità, la comprensione, addirittura l’amore?

Mi viene da pensare, consolandomi, che forse l’uomo è fondamentalmente buono ma è il branco che lo travolge, è il trovare qualcuno che lo aizza, lo spinge, lo istruisce, lo guida, direttamente o subdolamente, ad aggredire e uccidere. Magari in nome di diritti sacrosanti come  libertà e giustizia, o di altri più subdoli come la religione o la pace. Come si possa combattere per la pace o in nome di Dio è uno degli assurdi che non potrò mai comprendere o perdonare.

Mi accorgo desolatamente che l’umanità non ha imparato niente dai grandi uomini che hanno predicato la pace e l’amore, che hanno guidato i loro popoli alla conquista di diritti sacrosanti senza fare uso della guerra e della violenza. Li portano ad esempio, certo, magari li fanno anche santi, ma al loro insegnamento, ai loro esempi non sempre sanno dar seguito con un agire conseguente.

Quando imparerà l’uomo che dalla violenza non può nascere la giustizia e che dalla guerra non nascerà mai la vera pace!

 

Franco Guindani

Lombardia 10 gennaio 2008

 


       


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