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 Lettere a WL

04 Marzo, 2005
Milano rifiuta Enzo Biagi e dedica un giardino a Aldo Protti
*Una vergogna* afferma Enrico Fogliazza, Presidente dell*ANPI di Cremona

Sono Enrico Fogliazza di Cremona, già parlamentare della II e III ex legislatura (1953 – 1963) e combattente partigiano – commissario politico della 17 Brigata Garibaldi “F,Cima” operante in bassa Valle di Susa (Colle del Lys) in provincia di Torino. Attualmente sono Presidente dell’ANPI di Cremona.

Stamane mi sono sentito profondamente offeso alla notizia del No del Comune di Milano ad un riconoscimento a Enzo Biagi - della mia età e pure lui partigiano di valore, oltre che grande giornalista. Ed anche del No a Roberto Saviano.

Nel 1943 dopo l’8 settembre – a seguito dello sfascio dello Stato Italiano e della occupazione nazista e fascista - oltre mille giovani cremonesi, in barba al potentissimo Ras di Cremona Roberto Farinacc passarono nelle file dei ribelli. Parte sugli appennini dell’Emilia, parte sulle montagne lombarde, molti in Piemonte – come i fratelli Di Dio nel Novarese, una trentina con Barbato nelle Langhe, altrettanti nel cuneese e in Liguria, circa 130 in Valle di Susa.

Farinacci subì in questo modo uno scorno fortissimo, che mal digerì.

Anche per questo, con ogni probabilità, inviò in valle di Susa – ad Avigliana – un agguerrito reparto della GNR (fascisti repubblichini) da lui scelti tra i più fedeli con il compito di dare una lezione a "quei ragazzi" come esempio per tutti. Era in gioco anche il suo prestigio!

La notte del primo luglio 1944 partì da Cremona per Torino, scortato ed armato, il Sergente Maggiore Aldo Protti, appena tornato dalla scuola di Firenze, per specializzarsi nella lotta antipartigiana e trovarsi in valle di Susa il 2 luglio ad Almese e partecipare ad un tremendo rastrellamento.

Quella mattina nazisti e fascisti giunsero al Colle del Lys, bloccarono un gruppo di giovani che li vennero sorpresi. Erano arrivati da poco in montagna, non avevano trovato i resti della 4 Armata (come avevano sperato) ma avevano trovato solo fame e pidocchi. Erano ancora disarmati come tutti quelli - come noi - che erano arrivati da circa un mese. Non vennero fatti prigionieri, e nemmeno vennero fucilati. Vennero invece massacrati, sventrati, cavati gli occhi, evirati. Erano 26 giovani delle classi 1920-1926 (5 dei quali cremonesi, della stessa città di alcuni di quei GNR) che avevano disertato la chiamata alle armi lanciata con il famoso manifesto firmato da Giorgio Almirante.

In Val di Susa vi furono 718 partigiani morti, tra i quale 14 Cremonesi - compresi il Comandante della Brigata Amedeo Tonani (Deo) di 21 anni e il Vice Comandante Sergio Rapuzzi (Pucci) 18 anni; nella valle di Lanzo 704; gli altri in val Sangone e Chisone per un totale di 2024 morti.

Nel loro libro “Sentire, Pensare, Volere - Storia della SS Italiana nata a Cremona", ed Ritter - al capitolo VII - Combatti e Nava, autori del volume, descrivono le operazioni antiguerriglia dell’estate 1944 svolte in valle Susa ed al al Colle del Lys e parlano del rastrellamento di quel giorno.

Si descrive che il comando generale tedesco aveva emanato una ordinanza con la quale prioritariamente invitava tutte forze tedesche e italiane ad eliminare i partigiani di quella zona, prima di trasferirsi al fronte.

Farinacci era dunque intervenuto - oltre che per il proprio prestigio - anche perché evidentemente doveva dimostrare obbedienza al comando nazista.

La GNR era certamente presente – come dicono i due scrittori – a Favella e al Col del Lys e quindi anche il Protti e il gruppo dei cremonesi.

Il Sergente Maggiore Aldo Protti era particolarmente “fascista più dei fascisti”, come si autodefiniva lo stesso Farinacci. Divenne poi - scampato dalla guerra - baritono famoso, certamente per la sua bella voce, ma anche per l’aiuto che il gerarca fascista gli aveva fornito all'inizio, presso l’Eiar di Torino.

Mori nel 1995 e Alleanza Nazionale di Cremona chiede oggi, nel decennale della morte, di intitolare una via al "grande baritono e al cittadino benemerito". Noi partigiani e i famigliari dei Caduti siamo.insorti e la via non è stata sinora dedicata anche per la fermezza dimostrata dal Sindaco Prof. Gian Carlo Corada, dalla Giunta e dalla Commissione toponomastica.

Milano invece - città Medaglia d’oro della Resistenza - ha voluto dedicare, qualche tempo fa, al nome del Protti, un giardino della città.

E rifiuta un doveroso quanto unanimemente condiviso riconoscimento alla memoria di Enzo Biagi.

Una vergogna. Il sacrificio dei caduti per la libertà non può essere così profondamente offeso e tradito!

On. Enrico Fogliazza, Presidente Provinciale ANPI Cremona

 


       


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