04 Marzo, 2005
Bergamo.Lettera inascoltata al PD di C. Arici
Purtroppo registro che nell'ambiente politico del PD non

Mi inserisco per la prima volta nel dibattito di questa mailing list e
sottopongo alla vostra attenzione una lettera che ho inviato alla sgreteria
del PD di Bergamo. Purtroppo registro che nell'ambiente politico del PD non
fa breccia per nulla l'ipotesi di cambiare la classe dirigente. C'è un muro,
come fosse ineluttabile che ci si debba tenere tutti quelli che da più di 20
anni dettano le regole politiche dell'area a cui facciamo riferimento. Provo
quindi a estendere oltre la provincia.

Claudio Arici

Cari amici e compagni
Purtroppo impegni precedentemente assunti non mi permettono di partecipare
all'assemblea provinciale del 24 aprile. In quella sede avrei rimarcato, e
sottoposto alla vostra attenzione, ciò che penso del futuro del PD ancor più
che dei risultati elettorali.

Quelli sono già storia passata: abbiamo perso, peggio di quanto alcuni di
noi speravano. La stessa incapacità di percepire fino in fondo questa
sconfitta è un segno che ci deve allarmare. I nostri occhi sulla società non
sono stati attenti a sufficienza, non sono stati in grado di comprendere
sino in fondo l'avversione popolare verso la nostra parte politica. Non
siamo stati in grado di percepire che la meritoria azione di Veltroni, l'entusiasmo
mediatico intorno al PD erano ben poca cosa. L'elettorato più attento ad
altro, quell'altro che non abbiamo saputo interpretare, ha visto le stesse
persone e non ha creduto al cambiamento, non ha percepito le potenzialità di
cambiamento.
Al netto del voto che l'elettorato di sinistra ci ha dato anche senza
condividere il progetto del PD oggi saremmo a leccarci le ferite senza
attenuanti.
Sono mie opinioni personali sulle quali non penso neppure sia opportuno
discutere. Riguardano il passato ormai. Discutere all'infinito tra di noi,
con lo sguardo rivolto solo a noi e alla nostra capacità di leggere il
fenomeno, non ha alcuna utilità né nel confutare l'opinione negativa del
sottoscritto né nel cercare ragioni giustificatorie che salvino capra e
cavoli.

Ciò di cui abbiamo bisogno, a mio modo di vedere, è il coraggio di rinnovare
veramente. Abbiamo bisogno di dare spazio a occhi nuovi, che sappiano
interpretare i bisogni della nostra società al netto dei tatticismi politici
o di dotte interpretazioni sociologiche. Siamo una forza politica attenta
all'equità sociale, alla solidarietà per i più deboli, quelli delle classi
meno agiate e colte, ma è lì che il nostro messaggio non è arrivato.

Abbiamo bisogno di occhi nuovi, persone che non conosciamo, che non possiamo
giudicare affidabili apriori, che non siano frutto della cooptazione, a cui
sia permesso sbagliare in proprio. Affidare responsabilità e rappresentanza
a chi legge la realtà sul metro delle sua esperienze personali, che giudica
ciò che verrà fatto dal prossimo governo su quanto quelle decisioni pesino
sul suo vissuto personale. Non leggeranno la realtà con i nostri occhi,
interpreteranno diversamente da noi gli eventi, diranno o esprimeranno
concetti che forse non condividiamo. A volte, magari, a ragione. Altre
sbagliando. La nuova classe dirigente si selezionerà sul bilancio tra queste
due cose.

Abbiamo bisogno di una nuova classe dirigente, ai vertici del partito,
perché quella che abbiamo ora non ha la fiducia dei cittadini, non riesce a
convincere. Non l'ha avuta nel 2001 e nel 2008 e, va detto, neppure nel
2006. Se vogliamo che questo nostro paese cresca imparando a misurarsi sul
merito, sul raggiungimento degli obiettivi, non da un buon esempio di sé una
classe dirigente politica che non prende atto delle sconfitte. Che cerca di
rinascere a se stessa, sempre. Che governa il cambiamento scegliendo, dall'alto,
chi va e chi viene.

Io credo che, nelle nostre assemblee, si debba chiedere di andare ad un
congresso per questo partito per deciderne il vertice. Ora e non tra 1 o 2
anni. In questo congresso io spero possano esserci i presupposti per una
mozione che raggruppi quanti vogliono realmente un cambiamento radicale, che
possa mettere in minoranza quella ristretta oligarchia che ancora oggi
governa il nostro partito. Gli stessi che, in questi giorni si legge,
avranno, come prima e come sempre, ruoli di grande responsabilità nella
struttura direzionale del partito.

Grazie per l'attenzione

Claudio Arici