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 Ecumenici

04 Marzo, 2005
Ecumenici 29 agosto 2007
La newsletter di Ecumenici

23 agosto 1927: 80 anni fa lo stato del Massachussets ed il governo degli USA assassinavano sulla sedia elettrica Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, due emigrati italiani, colpevoli di essere anarchici e radicali attivisti sindacali ed antimilitaristi.

Fu il ministro della giustizia Palmer a ispirare la politica del terrore che a cavallo della fine degli anni ´10 ed anni 20 doveva fare piazza pulita di immigrati radicali, anarchici e comunisti oppositori del governo ed animatori delle lotte sindacali e degli scioperi. Thayer il giudice.del tribunale e Fuller, il governatore dello stato eseguirono. Sacco e Vanzetti furono assassinati perché "bastard anarchists", benché le accuse di omicidio a loro carico fossero cadute. Nel 1997 vi è stata la riabilitazione ufficiale da parte del governatore. Un errore giudiziario. Una condanna a morte di troppo.

Oggi, l´orrore di "quell´errore annunciato", le cronache della grande mobilitazione mondiale che chiedeva la revisione del processo ed il riconoscimento dell´innocenza di Nick e Bart sono parte integrante della memoria collettiva del movimento dei lavoratori, del movimento rivoluzionario. Perché l´orrore non sta solo nella pena di morte che da decenni si cerca di far abolire, ma sta anche nella pervicacia repressiva dello Stato che in quegli anni `20 negli USA, come tante altre volte ancora oggi in altri Stati del mondo, ha perseguitato a morte chi si oppone e lotta contro un sistema politico basato sull´autoritarismo ed un sistema economico basato sullo sfruttamento e la disuguaglianza. Sacco e Vanzetti erano colpevoli allora, come tanti proletari oggi di organizzarsi ed organizzare lotte per i diritti dei lavoratori, per la rivoluzione anticapitalista. Vennero arrestati nel 1920 poco prima di un comizio in cui avrebbero denunciato la morte di un loro compagno, Andrea Salsedo, "volato giù" dal 14° piano di un edificio del Ministero della Giustizia.

Sacco lavorava in una fabbrica di calzature, nel Massachusets. Aveva famiglia. Lavorava sei giorni la settimana, dieci ore al giorno. Partecipava attivamente alle manifestazioni operaie dell'epoca, attraverso le quali i lavoratori chiedevano salari più alti e migliori condizioni di lavoro. In tali occasioni teneva spesso dei discorsi. A causa di queste attività venne arrestato nel 1916.

Vanzetti fece molti lavori. Nel 1916 guidò uno sciopero in una fabbrica di cordami. Poi, si mise in proprio, facendo il pescivendolo.

Fu in quell'anno che "Nick" e "Bart" si conobbero ed entrarono entrambi a far parte di un gruppo anarchico italoamericano. Tutti fuggirono in Messico per evitare la chiamata alle armi. Erano anche attivisti antimilitaristi.

Nel 1920 vennero arrestati per le loro attività politiche e sindacali, ma non avevano precedenti. Per "incastrali" furono accusati dell´omicidio di un portavalori. Nel 1927 assassinati sulla sedia elettrica. Altri 2 fra le migliaia di attivisti sindacali e rivoluzionari che in quegli anni "sparivano" nel paese della "libertà". A loro, alle loro lotte, va il nostro ricordo, il nostro lottare ancora oggi, per gli stessi valori, per gli stessi diritti, contro la repressione, contro la pena di morte.

Federazione dei Comunisti Anarchici -FdCA
Omospondia Anarkhikon Ellados - OAE (Grecia)
Alternative Libertaire - AL (Francia)
Zabalaza Anarchist Communist Federation - ZACF (Africa meridionale)
Workers Solidarity Movement - WSM (Irlanda)
Melbourne Anarchist Communist Group - MACG (Australia)
Anarsist Komünist Inisiyatif - AKI (Turchia)

23 agosto 2007

Ecumenici

Anno VII° nr° 31

Sosteniamo il boicottaggio delle lotterie nazionali per indicare un modello e uno stile di vita autentico, fatto di lavoro, senza miti di sogni americani ossia di illusioni. Per dire anche no agli schemi dei partiti italiani in salsa mafiosa. E alle strumentalizzazioni poco etiche del leghismo nostrano

Segnalazione

Valter Biella è un ottimo suonatore di baghet, la cornamusa bergamasca : ha studiato presso i migliori maestri ed è consultato anche da Università straniere. Dispone a Bergamo di una collezione di musiche popolari imponente. Ha un sito di cultura musicale interessante www.baghet.it e molta passione da trasmettere : i suoi corsi iniziano a ottobre a Fiorano al Serio e poi a gennaio a Negrone. Sono possibili lezioni private. Scrivete a valterbiella@baghet.it senza fargli fretta nella risposta.

Dove lo abbiamo ascoltato? A Dossena con Stella e Adelio il 15 agosto scorso: si era aggregato alla Grande Osteria sull'aia del Lac con canti e musica della tradizione popolare curata dagli energici "I alegher de' Dosena". Volpi e serpenti sulla strada facevano da cornice all´evento, decisamente non turistico...

Noi siamo lavavetri e tu ?

( ... ) Ma ci voleva anche tanta inventiva. Era necessario fare guerriglia impegnando il meno possibile l´uso delle armi e quindi diveniva fondamentale la sorpresa... con la sorpresa l´altro non poteva mai reagire. Perché cogliere un nemico di sorpresa ha un doppio efffetto e psicologicamente fa un´impressione tre volte di più. E i fascisti non si sentivano più sicuri, non uscivano più dalle caserme... mettevano i sacchetti di sabbia alle entrate, i mattoni alle finestre, avevano paura... paura perché non sapevano quando e come li avremmo colpiti.

(da un´intervista a Roberto Fasana)

Martiri dimenticati della Resistenza

Seconda parte

La mitraglia fascista sul campanile della chiesa

La Divisione Orobica Giustizia e Libertà "XXIV maggio" raggruppava tutte le brigate bergamasche. Si cercava di recuperare armi, viveri e equipaggiamento sfidando perfino la Decima Mas a Selvino, un mito incontrastato della propaganda fascista. Giacomo Tiragallo detto il "Ratti" era diventato il comandante dei giellisti dal 29 ottobre ´44, dopo alcuni mesi dalla costituzione del gruppo avvenuta a Oltre il Colle, grazie a non più di una decina di uomini radunati fra le miniere della SAPEZ. Si scelse come domicilio la casa bianca nella frazione di Cornalba a Serina ed era coadiuvato nel comando anche da elementi militari locali, buoni conoscitori della zona. Ma il problema della disciplina rimaneva una questione irrisolta nelle formazioni partigiane. Anche in Val Brembana. All´interno delle brigate vi erano non solo doppiogiochisti ma anche sicuramente presenze delatrici risultate a ben vedere devastanti. La riprova fu la perquisizione della casa della fidanzata del Ratti stesso a Milano e i rastrellamenti della fine del ´44, che secondo ormai diverse fonti storiche furono frutto dell´opera di una spia. In particolare gli storici più accurati e scrupolosi mettono in luce l´aspetto della scarsa coscienza politica di coloro che si aggregavano alle bande armate di Liberazione. Non è dunque un caso che l´assalto per fini di autofinanziamento ai depositi dei monopoli di stato di Zogno (sale e sigarette) determinò problemi compreso lo smercio privato di quei generi allora preziosi e la possibile ritorsione dell´accusato di smercio, che denunciava a sua volta ai fascisti segreti militari vitali e strategici. Quasi a nulla valsero poi le misure preventive e di risanamento dei corpi come la fucilazione di un partigiano colpevole di furti e rapine (il"Sofia") o il disarmo di 85 russi fedeli invece alle truppe dell´Asse.

"Angelo", l´incaricato della federazione del PCI bergamasco, constatava nelle file partigiane via via sempre più numerose, anche russi, slavi, cecoslovacchi e francesi Si trattava di elementi eterogenei, con scarso inquadramento, e fuggiaschi. Questa precarietà organizzativa e politica costò errori tattici ma anche la vita a giovanissimi ragazzi, ad es. i fratelli Cornetti (ma non solo), che avevano verosimilmente la colpa di portare un fazzoletto rosso, non gradito ai gerarchi.

Un regime diabolico, appoggiato anche dalla chiesa romana, e soprattutto spietato nella sua barbarie senza fine: l´Europa meridionale sperimentava così l´efferatezza degli italiani "brava gente": dalle colonie africane alle valli alpine.

Il Ratti moriva anche lui quel 25 novembre: due mortai e una mitraglia piazzata sul campanile della chiesa spensero poche luci di libertà nelle tenebre italiane.

On. Veltroni noi non possiamo proprio dimenticare! Né ora né mai.

La lapide discutibile posta all´interno del cimitero di Cornalba (oggi non più frazione ma comune autonomo): gli eccidi continuarono infatti con un odio inaudito fino alla fine della RSI, la Repubblica Sociale Italiana.

Molte famiglie conservano gelosamente a Serina le foto di quei momenti quale documento inoppugnabile della barbarie vissuta.

Il micro tempio laico in memoria dei soldati russi è stato recentemente rimosso e i nomi di battaglia dei soldati russi appaiono ora dentro un simulacro di altare cattolico: immaginiamo che disturbasse il "decoro" dell´ingresso di una parrocchia con le sue insulse pesche di beneficienza per villeggianti

Non ci risulta - in tutte le fonti storiche consultate - adesioni dei soldati russi ad alcuna confessione cristiana....

Il cristo imposto da zelanti idioti "democratici": i morti sono così scippati perfino della loro identità storica oltre che dei loro nomi reali.

Valdesi: non solo Sinodo

Tutte le notizie sull´evento di Torre Pellice si trovano alla pagina http://www.chiesavaldese.org/pages/archivi/evidenza_commenti.php?scelta=comunicati

Un articolo ripreso da Riforma segna a grandi linee il tempo che viviamo oggi in Italia: il dialogo fra i cristiani di diverse chiese è quasi interrotto. Salvo casi isolati. Si parla di controriforma cattolica in atto. Ma le ripercussioni saranno avvertite ben presto in ogni religione, in primis quelle monoteiste che dovranno confrontarsi con la c.d. Missione bavarese anticonciliare. E´ - a ben vedere - anche un´occasione unica per i protestanti d´ispirazione europea nel dichiarare la rinuncia a qualsiasi attività missionaria in altri continenti e a porsi come leader incontrastati del dialogo. In Svizzera ci stanno provando i riformati. A Zurigo ci sono pastori e pastore che per favorire l´amicizia col mondo ebraico rinunciano pubblicamente all´esercizio del sacramento del battesimo. E´ infatti la Parola e la libera azione dello Spirito che salvano e non cerimonie poco creative, sempre al limite del magico e del superstizioso.

In saecula saeculorum. Amen

Sul ripristino del latino nella messa

L´attuale papa ha dunque ripristinato la messa in latino. Come possiamo interpretare questa strana decisione? Può avere delle ripercussioni sul dialogo ecumenico che, come evangelici, faticosamente portiamo avanti in Italia? Spero che questa mia curiosità incontri anche quella di altri lettori di Riforma. Non possiamo ignorare quello che di rilevante succede nella chiesa cattolica, ma occorre interpretarlo. E qui i pareri divergono.
Daniela Brusco - Poirino (To)

Con tutte le cose interessanti, importanti e allarmanti che accadono oggi nel mondo, è davvero deprimente e anche un po´ irritante doversi occupare della messa in latino. Non l´avremmo mai fatto se l´attuale pontefice non l´avesse ufficialmente ripristinata, suscitando il solito polverone di consensi («di quattro contesse fasciste», m´ha detto, a caldo, un amico cattolico, ma anche - aggiungo - di numerosi teologi di corte) e dissensi di tanti cattolici, compresi alcuni vescovi coraggiosi che però, benché sconcertati, essendo legati al voto di ubbidienza, ubbidiranno al papa piuttosto che alla loro coscienza. «Come interpretare questa strana decisione?» si chiede la nostra lettrice. La interpreterò con tre considerazioni, tra le molte che si potrebbero e dovrebbero fare.

1. Lo scopo immediato del ripristino della messa in latino è «ricucire» con i cattolici della Fraternità fondata, dopo il Concilio, da mons. Marcel Lefebvre che, come si ricorderà, rifiutò non solo la riforma liturgica voluta e attuata dal Vaticano II, ma anche tutte le altre riforme conciliari - in una parola rifiutò in blocco il Concilio e il cattolicesimo conciliare. Perciò fu dichiarato scismatico - lui e tutti i suoi seguaci. Questo scisma interno alla chiesa cattolica è continuato anche dopo la morte del protagonista. Ora, con questo motu proprio, Benedetto XVI tende la mano ai lefebvriani, nella speranza di ricomporre l´unità della sua chiesa. Né Paolo VI, che nel 1970 aveva pubblicato il nuovo messale frutto del Concilio, né Giovanni Paolo II avevano osato tradire (se così si può dire) il Concilio per compiacere ai lefebvriani. Ora questo è accaduto e si vedrà quali ne saranno le ripercussioni sia sul versante degli scismatici sia sul fronte interno della chiesa cattolica, dove la decisione del papa sta suscitando non pochi malumori. Se lo scisma sarà ricomposto e i lefebvriani saranno reintegrati nella comunione romana, si rafforzerà ulteriormente all´interno della chiesa cattolica il blocco anticonciliare, già abbastanza agguerrito. Se invece i lefebvriani non si accontenteranno dello sdoganamento della messa in latino e alzeranno il prezzo della loro riconciliazione, allora le cose volgeranno al peggio e lo spirito della Controriforma soffierà più potente ancora a Roma e dintorni.

2. La seconda considerazione è questa: contrariamente a quello che è stato più volte affermato nei giorni scorsi, il ripristino della messa in latino non è un ritorno alle origini e neppure al Medioevo, è un ritorno alla Controriforma. Il quotidiano della Conferenza episcopale italiana Avvenire di domenica 8 luglio ha addirittura titolato l´intera pagina 3, citando il prof. Franco Cardini di Firenze, con queste parole: «L´Occidente ha conosciuto Dio in latino». Non è affatto vero. L´Occidente ha conosciuto Dio in greco. Alle origini del cristianesimo - anche di quello occidentale - non c´è il latino, ma il greco che, allora, era la koinè diàlektos (= la lingua comune), un po´ come oggi l´inglese. Il Nuovo Testamento, che è lo specchio letterario della chiesa cristiana del I secolo, è tutto scritto in greco, non in latino. L´apostolo Paolo scrive la sua lettera più importante, quella ai cristiani di Roma (ripeto: di Roma, non di Atene) in greco e non in latino. Clemente, vescovo di Roma (ripeto: di Roma, non di Antiochia), scrive una lunga lettera ai cristiani di Corinto in greco, non in latino. Ignazio di Antiochia scrive anch´egli una lettera ai Romani, in greco e non in latino. Anche lo scritto noto come Il Pastore di Erma, composto sicuramente a Roma intorno alla metà del II secolo, è in lingua greca e in seguito è stato tradotto in latino. Nello stesso periodo Giustino Martire dedica la sua prima Apologia all´imperatore Antonino Pio, ai suoi figli adottivi, al Senato e al popolo romano e la scrive in greco, non in latino. Potrei prolungare l´elenco, ma non voglio stancare i lettori. Ho soltanto voluto ricordare un dato di fatto chiaro come il sole, ma sovente ignorato, che anche l´Occidente, come l´Oriente, ha conosciuto Dio in greco, non in latino. A parte il fatto che Gesù, come tutti sanno, non parlava né il greco né il latino, bensì l´aramaico. E nelle primissime liturgie cristiane, di cui c´è traccia anche nel Nuovo Testamento, ricorrevano espressioni in lingua aramaica, come Maranà thà (= Nostro Signore, vieni!) di I Corinzi 16, 22, che si ritrova anche nella Didaché, al termine della liturgia della Cena. Che cosa possiamo concludere da questi pochi cenni? Possiamo, anzi dobbiamo, concludere ripetendo quello che tutti sanno o dovrebbero sapere, e cioè che le lingue originarie della fede cristiana sono due: l´ebraico (o l´aramaico) e il greco, ma non il latino. Perciò tutte le parole bibliche presenti nel canone della messa, a cominciare da quelle della consacrazione eucaristica Hoc est corpus meum (= questo è il mio corpo), sono tutte parole tradotte in latino, esattamente come sono tradotte nella messa in italiano e in tutte le liturgie del mondo. Questo significa che il latino non è più vicino alla lingua originaria della fede cristiana di quanto non lo siano l´italiano o qualunque altra lingua umana. Con questo non si vuole togliere nulla alla nobilissima lingua latina, con la quale il cristianesimo occidentale ha parlato e pregato per secoli, fin da Tertulliano con tutti i «padri latini»: Cipriano, Ambrogio, Girolamo, Agostino, Gregorio Magno, tanto per fare qualche nome. In latino è tutta la teologia medievale e, naturalmente, il suo massimo esponente: Tommaso d´Aquino. Anche i Riformatori hanno scritto molto in latino: Calvino ha composto la sua monumentale Istituzione sia in latino sia in un bellissimo francese. Anche i grandi testi dell´Ortodossia protestante sono in latino. Rendiamo dunque omaggio a questa lingua e promuoviamone pure la conoscenza (oggi troppo negletta). Ma con buona pace di mons. Lefebvre e di Benedetto XVI, il latino non ha, sul piano liturgico, dignità o sacralità maggiore di qualunque altra lingua umana né ha un maggiore potere comunicativo. So bene che c´è chi, amante dell´arcano e affascinato dal mistero, attraverso la messa in latino (che forse non capisce), dichiara di sentirsi «più vicino a Dio». Ma qui purtroppo si confonde il mistero di Dio col mistero dell´ignoto, che sono misteri molto diversi.

3. Non può non colpire la disinvoltura con la quale un papa si sente autorizzato motu proprio, cioè in base alla sua propria autorità, non ad annullare una riforma conciliare come quella liturgica - questo sarebbe davvero troppo -, ma certo a ridimensionarne la portata. L´autorità del papa è superiore a quella del concilio. La sua volontà prevale su quella di tutti gli altri vescovi cattolici messi insieme. Questo è il sistema romano. Sia ben chiaro: Benedetto XVI non ha abusato dei suoi poteri, li ha semplicemente esercitati. Il Codice di Diritto canonico stabilisce che il Romano Pontefice «in forza del suo ufficio, ha la potestà ordinaria, suprema, piena, immediata e universale sulla Chiesa, potestà che egli può sempre esercitare liberamente» (can. 331). E «non si dà appello né ricorso contro la sentenza o il decreto del Romano Pontefice» (can. 333, § 3). Il suo potere, insomma, è assoluto. Ci si può naturalmente chiedere se un potere di questo genere non stia in aperta contraddizione con il principio di «collegialità», che fu centrale nel Vaticano II, e, in termini più generali, se esso sia ammissibile in una chiesa cristiana, che dovrebbe essere strutturata come una comunità di fratelli e sorelle in Cristo. Ma questo è un altro problema. La nostra lettrice si chiede invece se il ripristino della messa in latino possa «avere delle ripercussioni sul dialogo ecumenico» in Italia. La mia risposta è: dipende. Se questo ripristino sarà un fenomeno che riguarda solo gruppi più o meno consistenti di cattolici nostalgici vecchi e nuovi (pare che molti giovani ne siano attratti), e consisterà semplicemente in una serie di celebrazioni liturgiche in latino tutto sommato innocue, il danno sarà circoscritto e il dialogo ecumenico non ne risentirà. Se invece il ripristino della messa in latino non resterà un fatto isolato, ma si configurerà come l´inizio di una offensiva controriformistica, guidata e promossa dall´attuale pontefice, allora il danno sarà grande e il dialogo ecumenico non potrà non risentirne. È bene qui ricordare che «Controriforma» ha sempre significato due cose: movimento contro le riforme cattoliche (in questo caso contro la riforma liturgica del Vaticano II), e contro la Riforma protestante. La messa in latino ora ripristinata è quella promulgata nel 1570 da papa Pio V (1566-1572), all´indomani del Concilio di Trento: è un tipico prodotto della Controriforma. Ma con la Controriforma non è possibile dialogare. Né nel Cinquecento né oggi.

Tratto dalla rubrica "Dialoghi con Paolo Ricca" del Riforma del 27 luglio 2007

In breve

Attesi a Sibiu (Romania) 2100 delegati cristiani di decine di confessioni diverse

Roma (NEV), 22 agosto 2007 - Sibiu è alle porte. Mancano poco più di due settimane al grande evento ecumenico organizzato dalla Conferenza delle chiese europee (KEK) e dal Consiglio delle conferenze episcopali d´Europa (CCEE). La Terza Assemblea ecumenica europea (AEE3), che si terrà dal 4 al 9 settembre nella cittadina romena, ha come tema "La luce di Cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento ed unità in Europa", e vedrà riuniti 2100 delegati ufficiali cattolici, evangelici e ortodossi rigorosamente ripartiti per ogni chiesa e nazione. Ad essi si aggiungono 80 giovani e altre 400 persone tra staff, invitati e giornalisti.

"In termini numerici sarà la più grande Assemblea ecumenica mai celebrata - ha dichiarato Luca M. Negro, segretario per la comunicazione della KEK -. Né le precedenti Assemblee europee, né quelle mondiali del Consiglio ecumenico delle chiese, hanno mai superato la soglia degli ottocento delegati".

Rispetto alle prime due Assemblee ecumeniche europee di Basilea (1989) e Graz (1997), la AEE3 si contraddistingue per il suo carattere a tappe: intesa come processo assembleare, è iniziata a Roma nel gennaio del 2006, e passando per Wittenberg (Germania) nel febbraio del 2007, ha visto una cinquantina di incontri nazionali e/o regionali in tutta Europa, per culminare poi nell´Est europeo, al centro dell´ortodossia (sulle tappe vedi scheda in questo numero). "Un vero e proprio `pellegrinaggio ecumenico´" sottolinea Negro per il quale c´è bisogno di "luce nuova" appunto, per rilanciare il cammino di riconciliazione delle chiese. "La prima grande sfida di Sibiu consiste proprio nel riconoscere questo bisogno, nel prendere atto che il movimento ecumenico è in una situazione di stallo e che, dentro e fuori le chiese, si assiste a un forte rilancio del confessionalismo" ha dichiarato.

Se a Basilea ci si era concentrati sul tema della pace e della giustizia, a Graz su quello della riconciliazione, Sibiu avrà come suo filo rosso gli spunti centrali elaborati nella Carta Ecumenica, documento firmato a Strasburgo il 22 aprile 2001 dalle chiese europee (per le precedenti assemblee vedi scheda in questo numero). Inoltre sono previsti 9 "forum" tematici che corrispondono ai principali filoni della Carta appunto, i quali approfondiranno i concetti di unità, spiritualità, testimonianza, Europa, religioni, migrazioni, creazione, giustizia, pace.

I partecipanti alla AEE3 saranno accolti con un saluto ufficiale dalla decana luterana Margarethe Isberg, vice presidente della KEK, e dall´arcivescovo Stanislas Hocevar, membro del comitato congiunto KEK-CCEE. Seguiranno parole di benvenuto dal sindaco di Sibiu e dai vescovi delle sei chiese ospitanti. Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli, presiederà la celebrazione di preghiera di apertura il 5 settembre. I lavori in plenaria si apriranno con una introduzione dei presidenti della KEK e del CCEE, rispettivamente il pastore riformato Jean-Arnold de Clermont e il cardinale Péter Erdö. Previsti anche i saluti del presidente della Romania Traian Basescu (sito ufficiale dell'Assemblea ecumenica: www.eea3.org).

Posta

Vedo che si inizia a parlare di caro scuola. Gli italiani rientrano dalle vacanze, diciamo meglio, fanno i conti: settembre è un mese pesantuccio

per chi ha famiglia. E si ripetono, come tante giaculatorie, i misfatti dell'acquisto libri scolastici per la scuola dell'obbligo, i libri nuovi che di nuovo hanno solo l'impaginazione e qualche riga in più, l'acquisto di diari e quadernoni formato "faccio contenta l'insegnante", si ripete tutto come quando si avvicina il 730, l'Ici, Natale, Pasqua, i saldi, le votazioni, la Borsa che scende, la Borsa che sale...Ogni giorno andrebbe eseguito un Vday, altro che 8 settembre. Ma il mio anticlericalismo mi fa scrivere a voi quanto ebbi a riportare alcuni mesi fà, quando ancora Reset non esisteva e dicevo che si sappia, anche questo. Perchè queste facce di bronzo e marmo dicono pure che pregano per noi, mentre paghiamo per loro.

E hanno la pretesa di condannarci e puntare l'indice. E istruire i nostri figli.

Doriana Goracci

"Le religioni e i governi sanno meglio di chiunque altro che il loro potere ha per base assoluta la scuola! La chiesa ha consolidato il suo potere sull´ignoranza delle genti, sulla paura dell´ignoto e della morte. Oggi che la cultura e l´istruzione sono alla portata di tutti cerca di egemonizzarla con la creazione di scuole e università private (clericali); in tutti i modi cerca di sopravvivere consapevole di essere alla fine, è come un drago ferito a morte che agita la coda, ma il progresso, la civiltà e la scienza saranno la loro pietra tombale."

Francisco Ferrer y Guardia

La Chiesa possiede il 20% del patrimonio immobiliare italiano.

Nel corso della passata legislatura le attività commerciali della Chiesa cattolica sono state esentate dal pagamento dell´Ici.

A votare contro l´emendamento di Maurizio Turco: 435 e 29 a favore, La gran parte dello schieramento che aveva voluto il provvedimento nella passata legislatura, ha visto qualche defezione, anche nella cosiddetta sinistra "radicale". Khaled Fouad Allam, deputato musulmano dell´Unione, ha spiegato così la sua scelta: «voterò contro questo emendamento per la pacifica convivenza tra cattolicesimo e islam». Contro l´emendamento di Maurizio Turco (la rosa nel pugno) ha votato anche Vladimir Luxuria di Rifondazione Comunista.

A Roma gli enti religiosi che non pagano tasse in base al Concordato e dalle leggi successive sono i seguenti:

istituti di suore 400

parrocchie 300

scuole cattoliche 250

chiese non parr. 200

case generalizie 200

istituti religiosi 90

missioni 50

case di cura 55

collegi 43

monasteri 30

case di riposo 20

seminari 20

ospedali 18

conventi 16

oratori 13

confraternite 10

case procure 10

ospizi 6

TOTALE 1731 (da arrotondare a 2000 considerando il sommerso)

Da notare che fra i 2000 immobili sono ricompresi il vastissimo Ospedale Gemelli con annessa Università, nonché l'enorme complesso di Radio Vaticana attualmente sotto processo a causa dei danni elettromagnetici provocati dalle sue antenne di Cesano.

Tenendo presente l'incidenza della popolazione di Roma in relazione al totale della popolazione italiana, abbiamo quindi stimato approssimativamente in circa 50.000 il numero degli immobili ecclesiastici presenti in tutta Italia, cifra che è puramente indicativa ma che è certamente più vicina alla realtà della cifra data dal Ministero. Da rilevare soprattutto che ciascun ente ecclesiastico può essere titolare di più immobili.

Pur essendo arduo calcolare esattamente gli stabili irregolari in base alla sentenza di Cassazione citata, anche perché molti non risultano neanche censiti dal catasto, si è stimata una cifra sicuramente non lontana dalla realtà, di circa 30.000 stabili sparsi in tutta Italia, che hanno eluso illegittimamente l´ICI perché vi si esercitava un'attività commerciale.

Ebbene, l´ICI evasa dai 30.000 enti ecclesiastici che esercitavano ed esercitano anche altre attività di tipo commerciale o imprenditoriale risulterebbe di circa 2 miliardi e 400 milioni di euro, cifra media ottenuta moltiplicando gli 80.000 euro (richiesti da qualche Comune dopo la famigerata sentenza della Cassazione) per 130.000 stabili considerati. Ma naturalmente non c'è soltanto l'ICI.

All'ICI bisognerebbe aggiungere l'ammontare dovuto per tutte le altre imposte evase legalmente, sia statali, che comunali (irpef, iva, imposta comunale incremento di valore aggiunto ecc.) nonché per tutte le altre deduzioni benevolmente concesse ad enti ecclesiastici riconosciuti e non riconosciuti. (Si precisa che mi questo caso abbiamo tenuto conto della cifra di circa 40.000, inferiore a 50.000 che n'guardava il numero degli immobili). Certamente allora, la somma complessiva dell'evasione illegale e di quella legalizzata, considerando soltanto gli ultimi dieci anni, e per 4.000 euro ad istituto, non sarebbe inferiore a 3 miliardi e 600.000 milioni di euro (pari a circa 6000 miliardi di lire).

Lettera al Primo Ministro di Israele

Torino, 15 agosto 2007

Egregio Ehud Olmert

Primo Ministro di Israele

Egregio Primo Ministro,

Siamo sfavorevolmente colpiti dalla protesta contro le dichiarazioni del nostro Primo Ministro Romano Prodi, a riguardo della necessità che il governo israeliano e la comunità internazionale trattino con Hamas, così come con altre istituzioni palestinesi, allo scopo di raggiungere un accordo di pace fra Israele e il popolo palestinese. Il premier italiano compie un passo nella direzione giusta, e ha il nostro completo sostegno. Chi accetta le regole della democrazia ritiene che il governo israeliano e la comunità internazionale debbano trattare con Hamas. Anche organizzazioni ebraiche, come il gruppo statunitense Jewish Voice for Peace, e, in Israele, Gush Shalom, ICAHD, e moltre altre, così come una parte sempre più grande della popolazione, sostengono questa idee.

Siamo convinti che Hamas sia un gruppo molto complesso, e che molti di coloro che ne fanno parte siano degni di fiducia - più di molti fondamentalisti ebrei, in Israele e in diversi altri Paesi. Ci piacerebbe considerare il governo di Israele un partner affidabile per la pace, in grado di invertire la rotta bellica che ha seguito finora. Riteniamo che Israele, così come il resto del mondo, debba rispettare le scelte democratiche del popolo palestinese, e trattare con i rappresentanti che ha eletto. Per questo motivo, La invitiamo a rispettare l'opinione pubblica e le istituzioni europee. Questo comprende il seminario di Bruxelles, organizzato dal Parlamento Europeo, e le dichiarazioni del Primo Ministro italiano.

Saluti

Paola Canarutto, Barbara Agostini, Marina Del Monte, Giorgio Canarutto, Giorgio Forti, Miryam Marino, Stefano Sarfati Nahmad, Ornella Terracini e tutta la Rete-ECO (Rete degli Ebrei contro l'Occupazione)

La newsletter Ecumenici rimane sorpresa dalla presa di posizione in favore del Governo italiano e contro la piena autonomia delle scelte della politica israeliana. Come dire, i politici israeliani meritano la correzione quelli italiani sono intoccabili in virtù di una Vostra scelta a quanto pare pregiudiziale.

Ci meraviglia soprattutto che un gruppo ebraico possa esprimersi in tal modo senza sollevare alcuna critica al Governo fallimentare dell'On Prodi in materia proprio di Pace (questione afghana irrisolta e presenza di truppe armate in quasi tutti i continenti), giustizia sociale (mantenimento della Legge 30 e diritti civili negati per LGBT) e la gravissima situazione sulla sicurezza interna e esterna (mafie)

Shalom

Maurizio Benazzi

Ecumenici

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Prossime:
Newletter Ecumenici settembre 2007 – 04 Marzo, 2005
Ecumenici – 04 Marzo, 2005
Battisti e cattolici italiani verso il matrimonio interconfessionale – 04 Marzo, 2005

Precedenti:
Ecumenici di domenica 8 aprile 2007 – 04 Marzo, 2005
Ecumenici maggio 2007 – 04 Marzo, 2005
Ecumenici 13 maggio 2007 – 04 Marzo, 2005
Ecumenici del 20 giugno 2007 – 04 Marzo, 2005
Newsletter del 1 agosto 2007 – 04 Marzo, 2005








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