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 Dall'Europa

04 Marzo, 2005
Una priorità: una nuova politica industriale di Patrizia Toia
Occorrono politiche di crescita per realizzare il contenimento dei conti pubblici.

Occorrono politiche di crescita per realizzare il contenimento dei conti pubblici. Una priorità: una nuova politica industriale di Patrizia Toia
Occorrono politiche di crescita per realizzare il contenimento dei conti pubblici.
Mentre alle Camere sta inesorabilmente scivolando verso il varo la “Manovra più iniqua” che da tempo si ricordi, è necessario anche guardare avanti e prendere atto che senza investimenti di crescita non ci saranno efficaci e duraturi contenimenti della spesa pubblica.
Deve essere chiaro, anzi chiarissimo, agli italiani, che, con questa manovra, solo coloro che è più facile colpire pagheranno e cioè i lavoratori pubblici e quelli a reddito fisso, che poi pagheranno ancora una seconda volta a seguito della riduzione dei servizi che Regioni e Comuni, a loro volta “bastonati”, saranno costretti a fare.
Questo è il “succo”, e non è valutazione di destra o di sinistra: è la realtà!
Poi, certamente, vista da destra o da sinistra, la realtà può indurre a differenti valutazioni, ma io voglio continuare a credere che tanti sinceri liberali e tante persone di destra hanno anche un senso di equità e dunque non possono approvare questa “iniqua”, lo ripeto, filosofia.
Ma prima di guardare avanti, come dicevo, viene spontanea anche un’altra constatazione: la finanziaria, approvata dal Consiglio dei Ministri all’unanimità, il giorno dopo è stata misconosciuta e aspramente criticata da molti Ministri. C’è dunque da chiedersi con stupore: “ma dov’erano costoro al momento del voto?”, oppure “ma leggono ciò che approvano?”
Ma si sa che la tattica “essere di governo e di opposizione” non è solo dei leghisti, ma di tutta la maggioranza.
E così la Prestigiacomo, con piglio severo, critica la negazione dei benefici per le rinnovabili, Frattini con durezza sdegnata si oppone ai tagli alla diplomazia, il Presidente del Consiglio si indispettisce perché c’è una norma che danneggia gli operatori turistici di Roma e così via…scoprendo ciò che non va nella proposta proprio da parte di coloro che l’hanno votata!
Verrebbe quasi da solidarizzare con Tremonti, che rimane l’unico a rispondere di ciò che fa!
Ma già, dicevamo, il futuro…
Il futuro ha assolutamente bisogno della ripresa, della crescita, dello sviluppo!
Questa Manovra purtroppo non va in tale direzione, non sostiene strumenti che possano mettere in moto crescita e non lo fa né nei confronti delle aziende, supportandone, ad esempio, gli sforzi di innovazione, né nei confronti delle famiglie, perché anziché sostenere il reddito (che significherebbe una ripresa dei consumi) c’è un abbassamento oggettivo dei redditi.
Noi continuiamo invece a sostenere che la crescita è cruciale e solo la crescita darà l’efficacia necessaria al contenimento dei conti, altrimenti la sola azione di contenimento avrà effetti depressivi e dunque richiederà altre misure perché il Paese, bloccato, continuerà a produrre deficit!
Anziché denunciare i fautori degli “investimenti per crescere” come fossero gli “untori del debito” ci si dovrebbe focalizzare sugli strumenti, sulle risorse e, soprattutto, sulle azioni strategiche per rilanciare l’apparato industriale.
Rilancio qui una priorità: una nuova politica industriale su cui anche l’Europa, in prima persona, sia come Commissione, che come Consiglio, sta lavorando, al fine di lanciare, in autunno, alcune proposte concrete.
Parlo di nuova politica industriale perché non si tratta più delle vecchie politiche settoriali, troppo interventistiche e parziali. Il presupposto da cui partire è che l’Europa non può crescere se non riattiva la sua struttura produttiva, a partire dall’industria e dal vero e proprio patrimonio di capacità manifatturiera che l’ha fatta grande.
Oggi si richiede una visione orizzontale, una capacità di prefigurazione degli sviluppi di settori strategici, dal manifatturiero più tradizionale a quello più avanzato, per arrivare alla produzione high-tech e ai settori più innovativi.
Questa visione deve maturare a partire dal livello europeo, perché i diversi Paesi ne hanno bisogno, dal momento che operano in un mercato aperto e che, oggi, proprio sulla base del Rapporto Monti, il mercato interno sarà rafforzato e integrato, ma dovrà anche essere più attento (come dice lo stesso Monti) alla dimensione sociale e alla tutela dei lavoratori e dei cittadini europei.
Gli investimenti per la crescita dovranno in parte essere pubblici, soprattutto per le grandi infrastrutture strategiche e potranno trovare negli eurobond la chiave finanziaria più propria, ma anche il settore privato, a partire dall’industria, è chiamato a fare la sua parte e deve farla con coraggio e capacità di rischio. Lo farà certamente in modo più intenso se avrà alle spalle un quadro di sostegno, di interesse al futuro e di strumenti di supporto, a partire dalle istituzioni europee.
Il Parlamento Europeo sta preparando un Rapporto di Iniziativa di cui è Rapporteur un collega del mio gruppo S&D, Lange, e al quale io stesso sto attivamente collaborando.
Dal canto suo la Commissione, attraverso il Commissario Tajani, presenterà una comunicazione ad hoc, cui si aggiunge un piano per l’approvigionamento delle materie prime, indispensabili allo sviluppo industriale e un Piano per l’innovazione, per sostenere il passaggio dalla creazione di conoscenza alla creazione di valore di mercato.
Per quanto riguarda il Rapporto Lange posso già anticipare alcuni punti chiave qualificanti dell’idea di una nuova politica industriale:
un approccio orizzontale e integrato;
la gestione coordinata delle politiche fiscali ed economiche a livello europeo;
creare una catena dell’innovazione;
accrescere l’efficienza delle risorse;
rafforzare la produzione di energia pulita;
una strategia convincente per le materie prime;
coinvolgere le PMI;
sviluppare azioni per aree regionali (inclusi i clusters)
rafforzare le qualifiche dei lavoratori per valorizzare il capitale umano;
allargare la partecipazione dei lavoratori nei processi decisionali.
La riflessione sulle prospettive industriali dell’Europa e sulle politiche più efficaci per un sostegno al sistema produttivo è oggi ineludibile se vogliamo uscire dall’attuale situazione perché il comparto industriale europeo è oggi schiacciato tra la concorrenza tecnologica delle imprese delle aree più avanzate da un lato e, dall’altro, dai bassi costi produttivi dei Paesi emergenti.
Sarà importante questa azione strategica europea anche per l’Itali, perché il nostro Paese potrebbe agganciarsi a questa prospettiva strategica, ancorando le nostre industrie più innovative e, nello stesso tempo, incentivando un processo di riorganizzazione industriale che si sta già realizzando in Europa, attraverso nuove aggregazioni.
Ma già, il nostro Paese, l’Italia… l’Italia che ha così a cuore la sorte del suo sistema produttivo da vivere, per mesi e mesi, senza un Responsabile, cioè senza un ministro ad hoc.
Che sconsolata impotenza mi assale!
Patrizia Toia
mail@patriziatoia.it

 


       


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