04 Marzo, 2005
La seduta spiritica ( dell' Abate Busone )
L’abate ha deciso di trascorrere un periodo in terra romagnola, nell’eremo di Santarcargelo incontra fratelli e sorelle provenienti da tutti gli ordini del paese.

La seduta spiritica ( dell' Abate Busone )
L’abate ha deciso di trascorrere un periodo in terra romagnola, nell’eremo di Santarcargelo incontra fratelli e sorelle provenienti da tutti gli ordini del paese.
Nel contempo segue con distacco gli avvenimenti del borgo a lui caro.
Il vecchio Cardinale è stato proclamato presidente a vita del conclave del borgo, un giusto riconoscimento per le opere svolte nel corso di un quarantennio di intenso lavoro nel palazzo cardinalizio.
Il nostro amato diacono, dedito alle opere di pace e di consenso a tutto campo, prova invidia per simile longevità politica e si augura di battere questo record.
Nel frattempo si dedica ai comportamenti umani, forse al giorno d’oggi comprendere gli uomini del nostro paese non è semplice.
Le serate nell’eremo in terra romagnola trascorrono con canti popolari, che ricordano il bel tempo del sole dell’avvenire e che ravvivano l’animo del nostro abate.
I fratelli dell’amiata intonano “ volemo le bambole per fare l’amor, quelle meglio sono del premier, non mi sposerò mai più”.
Poi una di queste sere ha accolto l’invito dell’oracolo Adso delle Monticchie per la partecipazione ad una seduta spiritica.
L’abate, al calar del sole, ha raggiunto l’oracolo in una delle cantine dell’eremo, i convenuti hanno evocato lo spirito del grande filosofo Carletto da Trevi.
Dopo lunghi minuti lo spirito dell’evocato si è materializzato fra lo stupore dei presenti.
Per primo l’oracolo e poi a seguire l’abate e i frati presenti sono stati raggiunti da insulti:
“ che avete combinato ignobili miei, avete dimenticato i miei insegnamenti, avete tradito come mai lo scopo per cui sono nati i nostri ordini, tornate fra il popolo e smettetela di litigare, mostrate gli attributi se volete raggiungere il sole dell’avvenire”.
I presenti rimasero frastornati, lo spirito del vecchio filosofo aveva colpito nel segno, in questi anni abbiamo scordato la ragione sociale del nostro esistere per ricorrere le sirene del re giunto da Arcore e in nome del quieto vivere molti fratelli e sorelle avevano accettato le regole tipiche del convento di Santa Dorotea.
L’abate rimase in lunga meditazione, ripensò al convento caduto in mano nemiche, se fossimo stati più innovatori forse tutto ciò non sarebbe accaduto.
Torniamo alle nostre origini, diamo dignità al lavoro e come ha affermato il supremo abate Guglielmo, al termine di questo primo periodo di ritiro in terra romagnola, “ ridiamo voce agli ultimi, diamo una speranza a chi non si rassegna al declino dell’amato paese”.
Cari fratelli e sorelle vincere in qualche borgo serve a ben poco, se attorno a noi prevalgono valori opposti ai nostri.
Aprite gli occhi, di tempo ne rimane poco.
Dall’eremo di Santarcangelo di Romagna vi invio fraterni saluti.
L'abate Busone
fonte: http://www.giuseppecremonesi.com:80/index.php?option=com_content&task=view&id=142&Itemid=2