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 Lettere a WL

04 Marzo, 2005
La Signoria Moratti di Giovanni Colombo
Domenica ero a Palazzo Marino per vedere la mostra multimediale di Dolce&Gabbana

Domenica ero a Palazzo Marino per vedere la mostra multimediale di
Dolce&Gabbana (la Bellucci era passata il giorno prima) e, a un certo
punto, la mia fragile mente ha avuto un guizzo: e se fossimo Sodoma? Non
pensate la solita cosa, miei maliziosi lettori e mie splendide lettrici. Da
tempo nessuna corretta lettura del testo biblico collega Sodoma all'
omosessualità. Il mio ragionamento è stato un altro: se Gomorra, come
abbiamo imparato da Roberto Saviano e don Peppino Diana, è laggiù, allora
Sodoma potrebbe essere quassù... e se fosse l' altro nome di Milano?

Anche le immagini iper pop post delle sfilate di D&G hanno contribuito ad
alimentare la mia ossessione. Cosa sta succedendo a questa città? Ci penso
al mattino, ci ripenso la sera. Cosa c' è dentro questo cuore milanese così
tumefatto? Qual è la sua misura?

La "misura di Sodoma", secondo la tradizione ebraica, è la misura della
spartizione. "Il mio è mio e il tuo è tuo". Una spartizione ferrea, che non
consente eccezioni. Infatti la colpa degli abitanti di quella città (Gen.
19, 1 -11) fu contro l' ospitalità, vale a dire contro la modalità
antichissima di rendere gli altri partecipi di quanto è proprio. Un commento
medievale ebraico, sempre a proposito dei sodomiti, ammonisce a non fare
come loro, "i quali non pretendevano nulla dagli altri uomini, ma non
tolleravano che un povero potesse beneficiare delle loro ricchezze", e cita
un passo del profeta Ezechiele (Ez 16, 49):"Ecco era questa l' iniquità di
tua sorella Sodoma: orgoglio, sazietà di pane, prosperità tranquilla erano
in lei e nelle sue figlie. Eppure non diede mai la mano al povero e all'
indigente".

Siamo Sodoma? Mi verrebbe voglia di chiederlo innanzitutto alla Signora, che
proprio oggi festeggia il quarto anno da sindaco. Ma Lei è sempre così
lontana. La immagino presa tra economia ed estetica, tra lunghi estratti
conti e infiniti vestiti nell' armadio. Borse in calo e gonne in allungo
sono ciò che sa misurare con il metro di carta che si ritrova tra le mani.
Una volta, prima della fine della consigliatura, vorrei dirglielo in faccia,
col tono giusto: "Se ti togliamo ciò che non è tuo, non ti rimane niente".
Le direi a lei, ma subito mi girerei per ripeterle a me e a ciascuno dei
consiglieri, queste parole tremende, maleducate, "fuori misura" proprio
perché fanno saltare "la giusta misura", il confine blindato tra il mio e il
tuo.

Io leverei il punto interrogativo. Siamo Sodoma. Siamo, chi più chi meno,
come quel sodomita di Mazzarò, l' infaticabile accumulatore di ricchezze
descritto nella pagina finale de La roba di Giovanni Verga, che ormai
prossimo alla morte "andava ammazzando a colpi di bastone le sue anitre e i
suoi tacchini, e strillava: roba mia, vientene con me". Siamo, chi più chi
meno, sodomiti specialisti nella negazione: è fin troppo evidente che nulla
sulla terra è spartito in modo così disuguale (e casuale) come la ricchezza
(o la povertà, per guardarlo dall' altra parte).
La Sodoma di quattromila anni fa finì distrutta. Noi abbiamo ancora qualche
mese per trovare un' altra misura, un battito interiore tutto diverso dall'
ansia della spartizione, un modo di stare insieme che preveda finalmente il
contagio reciproco.

Saluti freschi come una fetta d' anguria
Giovanni

------------

Giovanni Colombo
libero (pensatore)
consigliere comunale di Milano - PD

 


       


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