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 Ecumenici

04 Marzo, 2005
Ecumenici 10 febbraio
La newsletter

Il nostro scopo - spiega il pastore Archimede Bertolino, segretario per l'Italia del MECLL - è poter arrivare a un mondo senza lebbra.

Anche se le cifre ci dicono che negli ultimi anni l'impatto della malattia è significativamente diminuito, tuttavia non è stata affatto debellata. Essa continua ad essere un grave problema in vaste aree del mondo".

Nel 1968 si costituì in Italia la Missione Evangelica contro la lebbra, ramo italiano della "The Leprosy Mission International" fondata nel 1874 in India, dal missionario irlandese W. Baliley, per combattere tale malattia.

La Missione internazionale opera in 30 nazioni dell'Africa, Asia e Oceania, avvalendosi non solo di uno staff di circa 2.300 tra medici e paramedici in maggioranza locali ma, in taluni casi, anche di propri ospedali, ma sempre di più inserita in programmi sanitari governativi.

La Missione si prefigge di sradicare la malattia della lebbra. Allo stesso tempo, cerca di dimostrare ai malati e condividere con loro l´amore cristiano.

La Missione Evangelica Contro la Lebbra (MECLL), essendo un Ente riconosciuto dallo Stato Italiano, può legalmente ricevere donazioni e lasciti. Le offerte possono essere detraibili dall´IRPEF, nei limiti delle vigenti leggi.

Missione Evangelica Contro La Lebbra

Conto bancario N° 959 San Paolo-Imi Agenzia Luserna (TO) - 01025-30600-959 - oppure c.c.p. 07601/14400 n° 12278057

LA MALATTIA

Nel 1884 un medico norvegese, HANSEN, scoprì la causa della lebbra: si tratta di un bacillo, simile a quello che provoca la tubercolosi, chiamato "mycobacterium leprae".

La lebbra non è molto infettiva, né è ereditaria. Si può curare e, se è curata subito, non lascia alcun segno. Se invece viene trascurata, causa la perdita della sensibilità e, di conseguenza, poiché non si avverte più alcun dolore succede che, ad esempio, procurandosi una ferita e non curandola, ciò provoca piaghe, menomazioni e perfino cecità.

La lebbra è molto diffusa in modo particolare in India, in Indonesia, in Brasile e in vari paesi africani.

LA CURA

Oggi, con la MDT (polichemioterapia) l´ammalato di lebbra, appena comincia la cura, non è più contagioso e, curandosi, può essere guarito in un periodo compreso tra i sei mesi ed i due anni; si evita, così, il contagio e si prevengono le deformità conseguenti.

Da quando è usata la MDT (1980) ben 15.000.000 di ammalati di lebbra sono stati guariti.

Resta, però, ancora molto da fare perché ogni anno vengono scoperti sempre nuovi casi di lebbra e circa 2.500.000 di ammalati di lebbra sono bisognosi di cure.

Info: www.leprosymission.org - http://www.missionelebbra.org/

Leonhard Ragaz

Anno VII°, numero 14

Newsletter elettronica socialista e indipendente di donne e uomini in ricerca

Dialogo a distanza nel tempo e nello spazio fra Turoldo e Goracci

OLTRE LA FORESTA

Fratello ateo, nobilmente pensoso
alla ricerca di un Dio
che io non so darti,
attraversiamo insieme il deserto.
Di deserto in deserto
andiamo
oltre la foresta delle fedi
liberi e nudi verso il nudo Essere
e lì
dove la parola muore
abbia fine il nostro cammino.

(Davide Turoldo)

OLTRE LA PAROLA

Non ci sono fedeli e non credenti
atei ed illuminati
ci sono donne e uomini
in cammino
dove le parole muoiono
ed iniziano le azioni
della vita
per tutti
che non muore
come un amore
che anche se finito
rimane per sempre
e percorre con noi
il deserto
della guerra.

(Doriana Goracci)

Il peccato e l'omosessualità

Che cosa è oggi peccato?

Mi chiedo spesso che cosa sia oggi «peccato». I pastori del passato ci hanno insegnato chiaramente che cosa era un peccato. Oggi c'è un po' di confusione, e comunque nessuno teme il giudizio. Sembra quasi che quello che era considerato «peccato», oggi non lo sia più. Per esempio, leggo in Levitico 20, 13: «Se uno ha con un uomo relazioni sessuali (...) tutti e due hanno commesso una cosa abominevole». È così? Se è chiaro il «non rubare», anche questa valutazione è chiara. Oppure no? lo credo che i valori cambiano perché Satana si dà un gran daffare. Ma quello che Dio diceva al suo popolo tremila anni fa, vale anche oggi. Oppure la morale cambia a seconda del vento, e la religione si adegua per paura di perdere terreno? lo credo che le scelte etiche debbano essere limpide anche in campo sessuale, e, per il credente, ispirate all'insegnamento biblico. Adattare la Bibbia alle nostre esigenze vuol dire accantonare la parola di Dio. Sinceramente, Lei come la vede?

Anna Sconfietti - Genova

Anch'io, come Lei, lettrice Sconfietti, mi chiedo spesso che cosa sia oggi peccato. Stabilirlo sembra la cosa più semplice del mondo, invece è una delle più difficili. Sa perché? Per due ragioni principali. La prima è che molti comportamenti che, un tempo, secondo la morale corrente (condivisa però anche, a torto o a ragione, da tanti cristiani), erano considerati peccati (ad esempio: ballare), oggi non lo sono più, non solo perché i costumi e le mentalità sono cambiate, ma anche perché ci si è resi conto dell'insensatezza di tanti divieti del passato. La prima ragione è dunque questa: tanti peccati semplicemente non erano peccati. La seconda ragione è più sottile, ed è questa: una delle caratteristiche del peccato è la capacità di travestirsi, di camuffarsi nel suo contrario. Succede allora che un peccato, addirittura della peggior specie, assume le sembianze di una virtù, e quindi viene lodato anziché essere censurato; e inversamente un'azione esteriormente corretta e persino giusta (pensi al Fariseo della parabola!) si rivela, a uno sguardo non superficiale, un vero e grave peccato. Il peccato, insomma, ci inganna facilmente, per cui ci accade di chiamare peccato ciò che peccato non è, e di non chiamare peccato ciò che invece peccato è. Gesù ha più volte richiamato l'attenzione dei suoi interlocutori su questo fatto. Ad esempio in questi termini: «Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta e dell'aneto e del comino, e trascurate le cose più gravi della legge: la giustizia, e la misericordia, e la fede» (Matteo 23, 23). Oppure con quest'altra parola, rivolta a coloro che ritenevano peccato mangiare certi cibi: «Non è quello che entra nella bocca che contamina l'uomo; ma quel che esce dalla bocca, ecco quel che contamina l'uomo» (Matteo 15, 11).

Che cos'è peccato? Bella domanda e grosso problema, per niente facile da risolvere. Conosco delle chiese nelle quali è peccato (grave) per una donna mettersi il rossetto (perché nella Bibbia sta scritto che la donna non deve abbellirsi né avere altro ornamento che le buone opere: I Timoteo 2, 9-10);è peccato (grave) portare i pantaloni (perché sta scritto nella Bibbia: «La donna non si vestirà da uomo, né l'uomo si vestirà da donna; poiché chiunque fa tali tose è in abominio all'Eterno; il tuo Dio» -Deuteronomio 22, 5: andatelo a dire agli Scozzesi, con i loro gonnellini!); è peccato (grave) in quelle chiese, sempre per le donne, partecipare al culto senza velo (perché sta scritto nella Bibbia: la donna «si metta un velo» I Corinzi 11, 6). Secondo una certa visione della fede, della Bibbia e della chiesa, questi sono tutti peccati (gravi). Per me non lo sono affatto, e forse neppure per Lei, lettrice Sconfietti, anche se sono inequivocabilmente «fondati» sulla Bibbia. Credo sinceramente (Lei mi chiede di risponderLe «sinceramente») che il peccato sia qualcosa di più serio, di molto più serio, che queste futilità.

Ma allora: che cos'è il peccato? Vede quanto è difficile rispondere alla Sua domanda, pure così elementare, ma anche così importante per la nostra fede. La Sua lettera, comunque, ha il merito di sollevare un problema di prima grandezza: l'eclissi moderna della coscienza del peccato. È vero che oggi non si sa più che cosa sia peccato - una parola diventata per molti priva di senso perché priva di contenuto. Un tempo questa parola impressionava, spaventava e sovente angosciava le anime; oggi lascia la stragrande maggioranza dei nostri contemporanei, e forse anche noi, abbastanza tranquilli o indifferenti. Non ci inquieta più, non ci mette più in allarme o in crisi, dobbiamo anzi fare uno sforzo per prenderla sul serio, come merita. Difatti, come si può ancora sapere che cos'è salvezza, se non si sa più che cos'è peccato? L'eclisse della coscienza del peccato può essere la spia di un'altra eclisse, ancora più grave: quella della salvezza. Ora, il fatto che nel nostro tempo la parola «peccato» sia diventata inconsistente e si sia come svaporata è tanto più sorprendente in quanto proprio la nostra generazione è stata ed è testimone (e complice) di una misura, per così dire, fuori misura di orrori, quindi appunto di peccato, se è vero, come è -vero, che il secolo che sta alle nostre spalle ha superato in crimini, efferatezze ed abomini tutti i secoli precedenti. Non possiamo certo dire che non sappiamo più che cosa sia peccato perché non lo vediamo in giro. AI contrario, lo vediamo dilagare, ma paradossalmente più cresce lo spettacolo del male nelle sue mille forme, più diminuisce la coscienza del peccato. Non basta esserne circondati e quasi assediati, per essere «convinti di peccato» come dice Gesù (Giovanni 8, 46). Per ricuperare la coscienza del peccato occorre ricuperare la coscienza e conoscenza di Dio, della sua Legge e della sua Parola e vedere nel male che dilaga una disubbidienza alla Parola di Dio e una trasgressione della sua Legge. Ma qual è questa Legge? Qual è questa Parola?

Lei, lettrice Sconfietti, per rispondere a questa domanda e quindi individuare con chiarezza assoluta che cosa sia peccato si è messa su una china scivolosa: quella di citare un versetto della Bibbia. Questo metodo, adoperato da molti cristiani, secondo me non ci aiuta, anzi ci caccia in un labirinto dal quale non si esce. Lei mi cita Levitico 20,13 e ne deduce, ovviamente, che l'omosessualità è un peccato abominevole. E io Le cito Levitico 24,16: «Chi bestemmia il nome dell'Eterno dovrà essere messo a morte; tutta la radunanza lo dovrà lapidare». Oppure Deuteronornio 21,18-21: «Quando un uomo ha un figlio ribelle che non ubbidisce alla voce né di suo padre né di sua madre (...) tutti gli uomini della sua città lo lapideranno sì che muoia». Che ne dice, lettrice Sconfietti? Come la mettiamo con questi peccati e le relative punizioni? Anche qui tutto è chiarissimo, ma Lei non è spaventata da questa chiarezza? Io sì. Ma allora è proprio vero che quello che Dio diceva al suo popolo tremila anni fa «vale anche oggi», come Lei scrive? Che cosa vale e che cosa non vale? Potrei, come Lei sa benissimo, citare molti altri versetti come quelli ora riportati, ma non lo faccio. Ne ho citati due solo per far vedere la via dei singoli versetti non è percorribile per stabilire che cosa sia veramente peccato. Anzi, è forse proprio percorrendo quella via che, paradossalmente, invece di prendere coscienza di che cosa sia veramente peccato, la si è persa.

Dicendo questo non mi voglio sottrarre alla sua domanda specifica: Lei mi chiede di dirLe «sinceramente» se l'omosessualità sia peccato, oppure no. Le dirò «sinceramente» che, secondo me non lo è, anche se so benissimo che la Bibbia lo considera tale. Ma perché la Bibbia considera l'omosessualità un peccato? Perché gli autori biblici ritenevano che l'omosessualità fosse una scelta. Noi oggi sappiamo quello che gli autori biblici non sapevano e neppure lontanamente supponevano, e cioè che l'omosessualità non è una scelta, ma una condizione. E questo cambia tutto il discorso.

Ma allora, che dobbiamo dire e, soprattutto, fare? Che cosa è peccato? Qual è la Legge divina trasgredendo la quale si commette peccato? Risponderò in due tempi. l) In primo luogo la Legge divina sono i Dieci Comandamenti dati da Dio al popolo attraverso Mosè. Trasgredirli è peccato. Ma si tratta dei Dieci comandamenti, e non dei diecimila precetti che abbiamo aggiunto attraverso i secoli. Si tratta, lo ripeto, del Decalogo, cioè di sole «dieci parole» di Dio. Dio non è chiacchierone come noi. 2) In secondo luogo, sappiamo tutti che Gesù ha dato due soli comandamenti, che poi in realtà ne costituiscono uno solo: amare Dio con tutto il cuore e amare il prossimo come noi stessi. Ed ha precisato: «Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge ed i profeti» (Matteo 22, 40). L'apostolo Paolo dice la stessa cosa: «Chi ama il prossimo ha adempiuto la legge» (Romani 13, 8). E qui giungiamo al nocciolo della questione. Alla domanda: che cos'è peccato? Kierkegaard rispondeva così: «Il contrario del peccato non è la virtù, ma la fede». Il peccato è l'idolatria. La nostra città, cioè la nostra civiltà, è come l'antica Atene, «piena di idoli» (Atti 17, 16). Ma il peccato non è solo adorare altre divinità anziché il Dio di Abramo, dì Isacco, di Giacobbe e di Gesù. È peccato anche la mancanza di amore. Chi non ama, pecca. Il peccato è non amare. Chi invece ama, dimora nell'amore, «e chi dimora nell'amore, dimora in Dio, e Dio dimora in lui» (I Giovanni 4, 16).

Tratto dalla rubrica "Dialoghi con Paolo Ricca" del settimanale Riforma del 26 gennaio 2007

La recensione: spiritualità e non solo per l'ebraismo riformato

Queste sono le parole

Sottotitolo: Un dizionario della vita spirituale ebraica
Autore: Arthur Green
Numero: 100
Anno di edizione: 2002
Traduzione: Rosanella Volponi
Pagine: 336
Illustrato: no
Legatura: brossura
ISBN: 88-8057-144-3
Disponibile: si
Prezzo: 15 € su www.giuntina.it

Quali sono le idee, le nozioni e le parole ebraiche più importanti che tutti dovrebbero conoscere? E qual è il dizionario essenziale della vita spirituale ebraica? In questo libro di Arthur Green, docente di pensiero ebraico alla Brandeis University, apprenderete il significato, la storia e l'origine di quel nucleo essenziale di parole condiviso e compreso da tutto il mondo ebraico e capirete perch` sia importante conoscere e usare queste parole in ebraico, la lingua nella quale fede, desideri, aspirazioni e sogni di un intero popolo sono stati espressi nei secoli. Da Adonài ("mio Signore") a zekhùt ("merito") queste sono le 149 parole che costituiscono il dizionario di base dell'identità ebraica comunitaria e religiosa.

Penimiyyùt - Spiritualità

Penimiyyùt vuol dire "interiorità" ed è un valore essenziale nella vita religiosa , in particolare nel modo in cui essa è intesa dal Musàr e dalla tradizione chassidica. Ogni individuo ha la potenzialità di una vita interiore, che stimola sia l'anima che la mente. La ricchezza di questa vita, tuttavia, non è data per scontata. Essa deve essere attentamente elaborata, è il risultato dello studio, della contemplazione e di una disciplina interiore. Penimiyyùt si distingue da chitzoniyyut, l'esterorità o superificialità. Il coltivare la vita interiore deve iniziare con una svolta (teshuvàh) che ci allontani dalla consueta visione della realtà, nella direzione di una percezionepiù profonda del sé e del mondo intorno a noi.

Fonti chassidiche parlano di un "punto interiore" che sta nascosto in attesa di essere scoperto. Quel punto è la presenza di Dio impressa in questo mondo, in particolare all'interno di ogni individuo. Il nostro compito è scoprire quel compito ed espanderlo, facendone il nucleo stesso del modo in cui vediamo noi stessi e gli altri. Mentre facciamo ciò, la nostra visione del mondo è trasformata e possiamo avere una fugace visione dell'intero ordine naturale, che irradia una presenza sovrannaturale che brilla dall'interno.

La penimiyyut rispecchia anche l'interiorizzazione dei doni spirituali e delle benedizioni che sono descritti nella Torah in termini concreti. Il mishkàan o tabernacolo che esiste all'interno del cuore, ha la ricompensa di campi fertili e di pioggia abbondante, tradotti in termini di un cuore ricco di energia e benedetto dal flusso della generosità divina, sono testimoni della trasformazione dell'ebraismo, in particolare sotto l'influsso qabbalistico e chassidico, in una religione di penimiyyùt.

In breve

Segnalo con l´allegato in pdf l'iniziativa ecumenica nazionale a Milano 14-15 aprile 2007 rivolta ai giovani. Saluti
La Vigna di Naboth - Giovanni Giuranna

Il sito da consultare: una chiesa in Francia aperta a tutti e tutte, senza distinzioni! http://membres.lycos.fr/llllealliance/

Appuntamento mercoledì 14 febbraio, ore 15:Milano, Università della Terza Età. Palazzo Dugnani, via Manin 2.

Il più grande poema mistico del Mondo: il Mathnawî di Jalâl âlDîn Rûmî (1207-1273).

Con accompagnamento di musica suonata sul tar dal Maestro Fakhraddin Gafarov, direttore emerito del Conservatorio Statale di Baku (capitale dell´Azerbaijan) e zikirbasé della Confraternita sufi Jerrahi Halveti in Italia.

Scheda informativa
VERSO UNA LEGGE SULLA LIBERTA' RELIGIOSA

Sono ormai più di venti anni che si parla di un progetto di legge "generale" sulla libertà religiosa, tesa a superare la legislazione dei "culti ammessi " del 1929/30. Di seguito una breve cronologia degli sviluppi delle proposte di legge:

1984: Nell'annunziare la prossima conclusione dell'accordo di revisione concordataria e della prima Intesa tra Repubblica italiana e le chiese rappresentate dalla Tavola valdese, fu l'allora presidente del Consiglio Bettino Craxi a parlare in Parlamento di una possibile "normativa di diritto comune" per le confessioni senza Intesa.

1990: Il governo Andreotti approvò la bozza di un disegno di legge, mai presentato in Parlamento.

1997: Fu il primo governo Prodi a presentare un progetto alla Camera. Quel progetto arrivò solo ad essere approvato nella Commissione Affari Costituzionali alla vigilia della fine della legislatura (2001) senza quindi essere discusso in aula.

2002: Il governo Berlusconi presentò il proprio disegno di legge, che teneva largamente conto del dibattito della legislatura precedente. Quel testo fu ampiamente modificato in Commissione e, quando fu discusso in aula, fu rimandato all'esame della Commissione perché ritenuto insoddisfacente da tutte le forze politiche, per motivi diversi e spesso opposti.

2006: All'inizio della presente legislatura sono state presentate due proposte di iniziativa parlamentare alla Camera (Valdo Spini e Marco Boato) e una al Senato (Lucio Malan). Il dibattito in Commissione Affari Costituzionali alla Camera è iniziato a novembre, e sono state svolte numerose audizioni. Si attende un progetto del governo.

I limiti della legislazione fascista

Le minoranze religiose italiane hanno più volte espresso perplessità per la possibilità che una legge "generale" chiudesse definitivamente la strada a nuove Intese. Il disegno di legge Prodi del 1997 e poi quello Berlusconi avevano in parte sopito queste critiche, venendo considerati abbastanza soddisfacenti. Ma i dubbi sono tornati più che mai vivi per una serie di emendamenti apportati nella scorsa legislatura che apparivano volti più a limitare la libertà religiosa che a garantirla. In questi anni, peraltro, si sono dimostrati largamente i limiti della legislazione fascista del 1929-30, che ancora si applica alle confessioni senza Intesa; sono in particolare queste ultime a sollecitare l'approvazione di una nuova legge che abroghi definitivamente quelle norme.

I diversi piani legislativi

Oggi esistono diversi piani legislativi per le confessioni religiose, a seconda di come, in base agli articoli 7 e 8 della Costituzione, sono regolati i loro rapporti con lo Stato: - per la Chiesa cattolica vige il Concordato, revisionato nel 1984;

- per sei confessioni vigono le Intese stipulate con lo Stato e approvate dal Parlamento (Tavola valdese, 1984; Assemblee di Dio, 1986; Unione delle chiese cristiane avventiste, 1986; Unione delle comunità ebraiche, 1987; Unione cristiana evangelica battista d'Italia, 1993; Chiesa evangelica luterana in Italia, 1993;

- due altre Intese, firmate nel 2000 con l'Unione buddista e con la Congregazione dei testimoni di Geova non sono mai state approvate;

- per tutte le altre confessioni si applica ancora, come ricordato, la legislazione sui culti ammessi che risale al 1929-30. (NEV, 03/2007)

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Prossime:
Ecumenici - Anno VII° nr° 28 – 04 Marzo, 2005
Speciale su Ferdinando Visco Gilardi – 04 Marzo, 2005
Ecumenici – 04 Marzo, 2005
Ecumenici del 24 febbraio 2007 – 04 Marzo, 2005
Al teologo cattolico svizzero Hans Küng è stato recentemente attribuito il Premio Lew Kopelew – 04 Marzo, 2005

Precedenti:
La newsletter Ecumenici – 04 Marzo, 2005
Pacem in terris! – 04 Marzo, 2005
Newsletter Anno VII, numero 9 – 04 Marzo, 2005
Buona Festa *Eid Mobark* – 04 Marzo, 2005
La Carta Ecumenica – 04 Marzo, 2005








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• Pavia. Fiaccolata contro la violenza fascista
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